LA TUSCIA CHE NON TI ASPETTI

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Dal Borgo fantasma di Celleno Antica e Vitorchiano, lungo la Francigena… fino all’ ”Isola di Pasqua”

di Chiara Di Fede

Un viaggio comincia con l’immaginarlo. Il cammino dei viaggiatori per le strade del mondo, scarponi ai piedi, zaino in spalla ed un diario nella tasca, può avere inizio per molte ragioni, una su tutte forse la curiosità di seguire un richiamo istintivo verso luoghi mai visitati, scoprire storie e culture, tradizioni, colori diversi da quelli del luogo in cui si vive, raggiungendoli magari attraverso boschi e sentieri non convenzionali o comunque distanti dalle rotte del turismo di massa.

“Nel viaggio c’è un certo sapore di libertà, di semplicità, un certo fascino dell’orizzonte senza limiti, del percorso senza ritorno, della notte senza tetto, della vita senza superfluo”, scriveva Théodore Monod – (1902 – 2000), naturalista, biologo, umanista ed esploratore francese -.
Con questo spirito quindi prende il via il viaggio, attraverso e lungo la Francigena, l’antica Via che nel medioevo univa Canterbury a Roma fino ai porti della Puglia, un itinerario di fede e di cultura. Ripercorrere la Via Francigena significa riscoprire un patrimonio monumentale ed artistico senza eguali; essa ha un grande valore simbolico, poiché rappresenta un crocevia tra le diverse culture che si sono incontrate, scontrate e fuse in Europa.
Ed è proprio lungo il tratto della Francigena, che attraversa l’affascinante Tuscia, intrecciandosi con altre antiche vie, che si può fare tappa nei Borghi di Celleno Antica e Vitorchiano, in Provincia di Viterbo.


Soffermandosi ad ascoltare, si ha quasi l’impressione di sentire le voci degli abitanti di un tempo.

Celleno Antica, Città delle Ciliegie, ormai borgo fantasma, posto su uno sperone di tufo affacciato sulla valle, fu devastato da epidemie, frane e terremoti che portarono, gradualmente, gli abitanti ad abbandonarlo. Passeggiando tra le case, le rovine, lungo le mura del castello ed i palazzi in basalto, il viaggiatore attraversa un portale del tempo potendo ammirare ambienti di vita quotidiana antica sapientemente ricostruiti all’interno e fuori dagli edifici che si affacciano lungo le stradine del borgo antico. L’orologio della torre non segna più le ore, ormai sbiadite dal tempo, ma è lì, immobile quasi a sorvegliare che tutto rimanga com’è. Soffermandosi ad ascoltare, si ha quasi l’impressione di sentire le voci degli abitanti di un tempo, forse per suggestione o forse perchè le rovine della città antica ospitano ancora i  fantasmi degli abitanti in attesa di raccontare le loro storie a chi sa ascoltare sussurri nel vento, o così almeno dicono le leggende popolari locali.


Ci si imbatte all’improvviso nell’unico Moai esistente al mondo al di fuori dell’Isola di Pasqua

Lasciato il borgo di Celleno Antica, camminando di buona lena, oppure in auto, con una breve sosta alle grotte di Santo Stefano, la porta del tempo conduce il viaggiatore su una piccolo isola dell’Oceano Pacifico, conosciuta come Rapa Nui. Una illusione, si potrebbe pensare, perchè in realtà il borgo è quello di Vitorchiano, anche se lungo la strada, su un suggestivo belvedere, ci si imbatte all’improvviso nell’unico Moai esistente al mondo al di fuori dell’Isola di Pasqua – In Italia ne esiste un’altro, a Chiuduno, Provincia di Bergamo, molto più piccolo e più recente. Fu realizzato in occasione del festival “Lo Spirito del pianeta” – , come orgogliosamente recita la stele posta sul Piazzale antistante il monolito. La statua fu realizzata nel 1990 dai maori della famiglia Atan, per sensibilizzare l’ Europa sulla necessità di salvaguardare le misteriose statue dell’isola, aggredite dal tempo. Una guida locale racconta che giunse in Italia una delegazione pasquense alla ricerca del materiale più simile al tufo utilizzato per le statue originarie e procedere quindi al loro restauro. Il peperino, proveniente dalla cava viterbese, che sostiene gli edifici di Vitorchiano, fu ritenuto il più simile al materiale dell’Isola di Pasqua e così  decisero di realizzare un Moai per verificarne l’idoneità. Il risultato è un suggestivo tuffo attraverso continenti, culture ed epoche diverse che fanno di Vitorchiano un borgo affascinante ed unico nel suo genere, da ammirare anche per i suoi vicoli, piazzette e fontane. A fare da corollario a questi due borghi, gioiello del patrimonio artistico, culturale ed architettonico laziale, una natura rigogliosa, quasi selvaggia, dai colori profondi e cangianti soprattutto nella stagione autunnale, che rapiranno il viaggiatore capace di osservare e di mettersi all’ascolto dei suoi suoni magici, per poi riprendere il cammino verso altri misteriosi itinerari.

Ciò che emoziona, quando ci si trova in luogo, non è soltanto la bellezza del luogo in sé ma il fatto che in quel preciso istante si è parte, anche se solo per un breve momento, di quel luogo, prima di rimettere lo zaino in spalla e di riprendere il viaggio per nuove avventure ed infinite altre emozioni.

Last modified: Novembre 14, 2022