L’OSCILLUM TORNA A VELLETRI DOPO UN LUNGO VIAGGIO

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Di origine magica, l’oscillum è un oggetto misterioso appartenente al mondo rituale. Un tondo marmoreo, un tempo appeso nei boschi durante le cerimonie del mondo antico, è poi stato elemento benaugurale da porre all’ingresso delle case a partire dal tardo medioevo. Scoperto sulla facciata di palazzo Graziosi a Velletri, l’oscillum torna a casa dopo un lungo viaggio

di Gabriele Rosatelli

Di origini rituale e magica, probabilmente riconducibile all’usanza greca di appendere delle immagini durante lo svolgimento dei riti dionisiaci, nel corso dei quali le teste delle vittime sacrificali venivano appese sugli alberi del bosco, sfondo del rituale in onore di Dioniso. L’oscillum è un oggetto misterioso, afferente al mondo del rito appunto, il quale ha saputo nel tempo adattarsi ad un uso più comune, quotidiano, indicando generalmente le figure, le maschere ed i dischi votivi che, in un primo momento, venivano appesi anch’essi agli alberi e poi, successivamente, sull’architrave dei portici degli edifici.


L’oscillum è un oggetto misterioso, afferente al mondo del rito appunto, il quale ha saputo nel tempo adattarsi ad un uso più comune

È in quest’ultima fattezza che venne rinvenuto l’Oscillum di Velletri, una lastra in marmo bianco di forma circolare con bassorilievo dal diametro di cinquantuno centimetri per, circa, ventitré chilogrammi, posizionato murato sull’arco di una finestra del cortile di Palazzo Graziosi. A sinistra è rappresentata una figura maschile nuda, con elmo, flessa in avanti a sorreggere il defunto; a destra un soldato, con corta tunica, elmo e cimiero, sostiene il corpo all’altezza del torace; al centro, su un piano più arretrato, un vecchio si appoggia a un bastone che tiene nella mano. L’oggetto, di epoca classica, raffigura con molta probabilità la morte dell’eroe Meleagro, per poi subire dei rimaneggiamenti nel XVI secolo che l’hanno trasformata in una rappresentazione della Deposizione di Cristo: intorno alle teste sono state ricavate aureole e il bastone è stato trasformato in pastorale; nella figura di destra è ancora visibile parte del cimiero.


L’oggetto, di epoca classica, raffigura con molta probabilità la morte dell’eroe Meleagro, per poi subire dei rimaneggiamenti nel XVI secolo che l’hanno trasformata in una rappresentazione della Deposizione di Cristo

Secondo la mitologia greca Meleagro fu un giovane di origini nobiliari, essendo figlio fel re Ares e di Altea. Le Moire lanciarono un terribile anatema dei suoi confronti, prevedendo che il bambino sarebbe vissuto quanto un tizzone di legno appena lanciato nel fuoco. Fu così che la terrorizzata Altea si precipitò nel sottrarre quel pezzo di legno dall’abbraccio delle fiamme, nascondendolo in un posto sicuro. Anni dopo il re Ares dimenticò di effettuare un sacrificio in onore di Artemide, la quale per punizione inviò un feroce cinghiale a distruggere tutti i raccolti ed i campi. Insieme alla dea Atalanta, Meleagro si mise alla testa di una vittoriosa spedizione per uccidere la belva. Tuttavia, una volta tagliata la testa invece di tenerla per sé, volle donarla ad Atalanta. Gli zii materni si offesero e arrivarono allo scontro, al termine del quale furono uccisi da Meleagro. La madre Altea, saputo della morte dei fratelli cadde in preda all’ira e si diresse immediatamente verso il tizzone. Questa lo gettò rabbiosamente nel fuoco, lasciando la vita di Meleagro spegnersi velocemente. Appena resasi conto del terribile accaduto si uccise per gli insostenibili sensi di colpa.
Un uomo con la sua storia tanto eroica quanto triste nella sua conclusione, che ha racchiuso nella propria gioventù il brivido dello sprezzo del pericolo e la necessaria accettazione della resa ad un destino troppo più grande di se stessi. Fu proprio il fascino della sua figura ad aver ispirato una serie di artisti, i quali ripresero le sue gesta riportandole su sarcofaghi ed altre installazioni, come il nostro prezioso Oscillum. Nel tempo, come detto, con l’avvento del Cristianesimo le immagini della deposizione di Meleagro sono state declinate in base alle esigenze narrative della nuova religione e del suo impianto artistico-proselitista. Oggi, dopo un lungo periodo, l’Oscillum torna in esposizione al Museo Civico Archeologico “Oreste Nardini”, a seguito di un soggiorno in Fondazione Prada a Milano e di un importante lavoro restaurativo effettuato dalla Soprintendenza. Ad inaugurare questo prestigioso ritorno per l’impianto museale veliterno è stata una conferenza stampa dal titolo: “L’Oscillum: storie passate e presenti per una nuova esperienza tattile”. Appuntamento indetto dalla nuova Direttrice dei Musei Civici, la Dott.ssa Raffaella Silvestri, che in compagnia del Sindaco Avv. Ascanio Cascella, della Vicesindaco, Chiara Ercoli, il funzionario della Soprintendenza, Dott. Alessandro Betori, la funzionaria di Fondazione Prada, Dott.ssa Alessia Salerno, e la co-curatrice della mostra “Recycling Beauty” di Fondazione Prada, Dott.ssa Anna Anguissola. Proprio il titolo della conferenza ci mostra l’intenzione di indirizzare l’esperienza culturale dei Musei Civici verso il concetto di multisensorialità, grazie a fedeli copie delle opere, infatti, tutti i visitatori, anche coloro con disabilità visive, potranno finalmente toccare con mano i segreti della storia, partendo magari dalla storia di Meleagro.


Oggi, dopo un lungo periodo, l’Oscillum torna in esposizione al Museo Civico Archeologico “Oreste Nardini”, a seguito di un soggiorno in Fondazione Prada a Milano e di un importante lavoro restaurativo effettuato dalla Soprintendenza


Last modified: Giugno 3, 2024