IL TESORO NASCOSTO (PER SECOLI) TRA I VICOLI DI NEMI

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Un trittico quattrocentesco nascosto per secoli nei meandri di una Chiesa, viste mozzafiato che solo Nemi può regalare, storie antiche celanti da secoli segreti lontani: gli ingredienti per immergersi in un’avventura unica a due passi da Roma

di Gabriele Rosatelli

Tra i vicoli e le strade di una piccola cittadina nel cuore dei Castelli Romani unica nel suo genere come Nemi, possono nascondersi decine di piacevoli sorprese ben custodite dai millenni di storia e dal senso del sacro, che pervade ogni angolo fin dai tempi dei lontani riti pagani. In una splendida mattina benedetta da un tiepido sole primaverile, Intorno ha pensato di perdersi tra le bellezze di questa incantevole realtà, sottraendo pochi attimi al tempo che scorre inesorabile, racchiusi in alcune immagini di scorci straordinari ed opere d’arte, che con la loro simbologia e la loro profondità conservano ricchezze storico-culturali inestimabili.


In una splendida mattina benedetta da un tiepido sole primaverile, Intorno ha pensato di perdersi tra le bellezze di questa incantevole realtà

In questa occasione focalizzeremo il nostro sguardo su di un’opera di straordinaria fattura, arrivata nella Chiesa parrocchiale di Nemi al termine di uno strano percorso, ancora poco chiaro ai tanti studiosi che hanno approcciato al tema. Il manufatto è il Trittico Quattrocentesco che raffigura a tempera su tre pale lignee di diversa grandezza il Cristo Benedicente (al centro), San Giovanni Battista (alla sua destra) e San Giovanni Evangelista (alla sua sinistra). Le prime indicazioni relative alla presenza dell’opera in Nemi risalgono al 1661, anno in cui i libri delle Sacre Visite Pastorali ne attribuiscono la presenza nel borgo, sebbene non sembri così azzardato ipotizzarne l’arrivo in loco ben prima di quella data. Per molto tempo, nonostante le indicazioni del Cardinale Gonzaga che volevano un posizionamento di maggior rilievo per il trittico al fine di risaltarne lo straordinario valore artistico, rimase in una delle credenze della sagrestia. Soltanto dal 1898 il dipinto sarà valorizzato come merita, anno in cui la Confraternita del SS.mo Sacramento, tra l’altro proprietaria dell’opera, dovette intervenire per consentire il restauro del tetto della Chiesa. Durante le opere di spostamento dei beni presenti nello stabile, infatti, la Confraternita si rese conto della reale importanza di quel trittico abbandonato per secoli all’incuria. Fu così che nel 1912 venne realizzato il restauro, a seguito del quale venne posto nella terza cappella a destra della navata della Chiesa parrocchiale.


Per molto tempo, nonostante le indicazioni del Cardinale Gonzaga che volevano un posizionamento di maggior rilievo per il trittico al fine di risaltarne lo straordinario valore artistico, rimase in una delle credenze della sagrestia

L’origine stessa dell’opera trova dei dati incerti essendo di difficile attribuzione, tuttavia sembra ormai particolarmente certa l’attribuzione del manufatto alla cerchia degli Antoniazzeschi, un gruppo di pittori vicini agli insegnamenti del maestro Antoniazzo Romano, nato a Roma nel 1435, inserendo così il dipinto all’interno di un contesto unico come quello delle botteghe d’arte tardo medievali.

I tre temi principali che fanno da perno alla lettura dell’opera sono: l’attesa, impersonata da San Giovanni Battista; il compimento, incarnato dalla figura del Cristo Salvatore; la testimonianza del verbo e del messaggio della Chiesa di Cristo, che va compiendosi per mezzo di San Giovanni Evangelista. È attraverso questi tre diversi momenti, uniti insieme nella centrale figura di Gesù, che viene ripercorsa la storia ed il fine ultimo del Cristianesimo secondo la visione dell’artista quattrocentesco. Questa è certamente una delle tappe fondamentali alle quali non bisogna rinunciare quando ci si lascia trasportare dall’atmosfera magica che è possibile respirare tra i vicoli di un borgo antico e ricco di storie come Nemi, da millenni custode delle languide acque del suo lago.


Last modified: Maggio 15, 2024