“Dialogo tra me a otto e trant’anni”, l’ultima canzone visiva di Borromini

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Un viaggio onirico e metafisico

di Sofia Bucci

“Dialogo tra me a otto e trent’anni”, uscita lo scorso 29 novembre 2022 è l’ultima canzone visiva di Borromini, progetto musicale solista di Davide Rinaldi. È un racconto onirico dove in uno spazio metafisico Borromini incontra sé stesso bambino, trentenne e anziano. Un dialogo interiore con il sé del passato, presente e futuro, messo in musica e in video. Le architetture bianche del quartiere dell’Eur a Roma, il Colosseo quadrato e le arcate richiamano gli spazi dipinti da Giorgio De Chirico, caratterizzati dalla ricorrenza di architetture essenziali, proposte in prospettive non realistiche immerse in un clima trascendente e spettrale. Nelle opere di De Chirico, nei vari interni metafisici furono dipinti oggetti totalmente incongrui rispetto al contesto (ad esempio una barca a remi in un salotto ne “Il ritorno di Ulisse”) che troviamo citata anche nel videoclip della canzone dove il bambino gioca con un veliero.

Nel video vi è un continuo rimando a citazioni. Come quando Borromini ha in mano l’icona bizantina di San Cristoforo, dal greco letteralmente colui che porta Cristo, il santo gigante che porta sulle spalle il Bambino Gesù, traghettandolo sul fiume. Ovvero la trasposizione cristiana del Dio Anubi, il traghettatore delle anime. Cos’hai fatto in questi anni? Che ci fai con i piedi dentro l’acqua? È appunto simbologia di attraversamento di un’età, di una fase di vita, dove l’adulto porta sulle spalle il suo passato bambino e si chiede se quei piedi nell’acqua, come San Cristoforo, sono segno di stagnazione.

Al Ti piacciono ancora gli scherzi e i travestimenti?  Il bambino indossa una maschera da pappagallo, la stessa usata da Davide Rinaldi nel suo gruppo musicale, i Martingala. Una citazione e omaggio al proprio trascorso musicale.

E di omaggi e rimandi musicali non si può non citare Franco Battiato, che in Osserviamo entrambi quel buffo cameriere / Che ci porta latte di mandorla ghiacciato fa pensare alla scena del suo film Perduto Amor dove Manlio Sgalambro chiede una granita alla mandorla, spiegando la legge di appartenenza. Ma una citazione de Il Maestro la si può intravedere anche in un pomeriggio di maggio è il mio maestro pensando alla sua Era de maggio.

Era de maggio io, no, nun me ne scordo
‘na canzone contàvemo a ddoie voce
cchiù tiempe passa e cchiù me n’allicordo
fresca era ll’aria e la canzone dolce.

Il maggio che è il mese della fioritura, il mese in cui si diventa uomini.

La fase onirica nel videoclip è chiara, nitida e a colori, mentre la realtà si presenta fugace, rumorosa e in bianco e nero: Siete due signori ammalati di realtà.

Completamente prodotto da solo, componendo musica e parole e suonando ogni strumento musicale del brano, Borromini, come il noto architetto, progetta e costruisce delle vere e proprie impalcature musicali, richiamando quegli echi arcaici, grazie anche all’utilizzo di un antichissimo strumento musicale: il salterio ad arco, composto da circa quaranta corde che emana una musica da aria religiosa. Inoltre, unisce il suo lavoro quotidiano, il documentarista (SkyArte/Rai3/Rai Cultura), alla musica e alla realizzazione completa del videoclip, con la regia di Pier Luigi Braca, ove è anche protagonista insieme a suo figlio Corrado e suo papà Giancarlo. È un lavoro completo, altisonante, come una cattedrale imponente e neoclassica . Il Borromini è come chi prega, invoca la grazia: sa perché prega, è pieno di fervore, ma non sa se la grazia verrà. Tutta la sua opera corre sul filo di quest’ansia: un istante di minor tensione, un nulla, può farla fallire. (Carlo Giulio Argan)


Il videoclip:

Last modified: Gennaio 31, 2023