CLAUDIO ABATE AL MAXXI

Written by | ARTE

“Superficie sensibile” è la mostra del fotografo, attiva fino al 4 giugno

di Sofia Bucci

Claudio Abate. Superficie sensibile, a cura di Ilaria Bernardi e Bartolomeo Pietromarchi e realizzata in collaborazione con l’Archivio Claudio Abate, curato dai figli, è stata inaugurata lo scorso 3 marzo e sarà attiva fino al 4 giugno presso il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma. La mostra attraversa la vasta produzione fotografica di Abate con un racconto visivo composto di oltre centocinquanta immagini divise in nove aree tematiche. Le sezioni sono poi arricchite da documenti d’archivio, aneddoti e testimonianze che ben illustrano la sua personalità e i profondi rapporti col mondo dell’arte, dall’opera stessa ai geniali artisti, le grandi mostre e le situazioni contingenti, le gallerie storiche, i curatori più illuminati, gli happening e il teatro d’avanguardia. Claudio spesso è stato l’unico testimone di eventi che hanno segnato tappe importanti nell’universo della creatività e dell’arte contemporanea, approfondendo poi anche una sua personale ricerca, sempre presente nel corso della sua carriera, che ha evidenziato ed elevato a ruolo di protagonista dell’opera quelli che sono gli strumenti basilari dell’arte fotografica: la luce, la pellicola, il contatto, l’ingrandimento, la camera oscura e appunto la superficie sensibile.


«Bisogna entrare nelle opere, sentirle e farle proprie, anche amarle; se non si riesce in questo non si riuscirà nemmeno a fare delle belle fotografie», Claudio Abate

Claudio Abate, nato a Roma nel 1943 e morto nel 2017, figlio di un pittore, cresciuto in via Margutta dove nel 1958 aprì il proprio studio, è stato fotografo totale d’arte: il lavoro combaciava con la vita, in sodalizi ultradecennali con pittori, scultori, attori d’avanguardia, sperimentalismo, Arte povera. Undici anni di collaborazione con Carmelo Bene, ma poi un legame lunghissimo con Jannis Kounellis, con Pino Pascali, con Gino De Dominicis. Cominciando con il giovane Mario Schifano, continuando con Joseph Beyus ed Eliseo Mattiacci e fino ad Anselm Kiefer.

Presente in mostra la celebre foto del 1972 durante la Biennale di Venezia, con uno scatto profetico del passaggio tra due generazioni: Giorgio De Chirico – giacca e cravatta – esce, faccia sconcertata, dopo aver visto il ragazzo disabile esposto come opera d’arte vivente da De Dominicis il quale, sullo sfondo, capelli lunghi e blazer bianco, lo segue con ironico sguardo. Lo stesso De Chirico si presterà come silhouette alle foto sperimentali di Abate realizzate con tecnica chiamata Superficie sensibile, presente in mostra. Scrive Riccardo Abate, nel catalogo alla mostra (Silvana Editoriale): «La sua risorsa più grande, la luce. Soprattutto quella a cavallo tra il giorno e la sera con cui giocava con abilità a dar vita al Blu Abate».

Foto di Sofia Bucci

Last modified: Aprile 12, 2023