LA SECONDA VITA DEL PONTE PASSO GENOVESE

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Riportato alla luce a Borgo Sabotino, grazie all’intervento di un gruppo di volontari, oggi, Ponte Passo Genovese, necessita della sensibilizzazione della Soprintendenza per ottenere il vincolo dell’area

di Agnese Picozza

“Sarei morta senza conoscere e ammirare il Ponte Passo Genovese”. Queste le parole di Concetta Loffredo rivolte a Maurizio Iaiza, presidente e fondatore del gruppo Passo Genovese OdV di Borgo Sabotino, pronunciate davanti all’opera emersa dopo il diserbamento e la pulitura del luogo. Il presidente spiega il motivo del suo legame sentimentale con il ponte che è così forte da esserne diventato, assieme al suo gruppo, il custode volontario.

Infatti Maurizio Iaiza ricorda ancora quando da bambino accompagnava spesso suo padre presso la torre di Foce Verde per pescare. Davanti ai suoi occhi appariva, oltre alla vastità del mare e della sua spiaggia, un panorama indimenticabile. Sullo sfondo a est si poteva ammirare il promontorio della Maga Circe, di fronte la bella torre di Foce Verde ma – ci racconta Maurizio – il suo sguardo finiva sempre verso est, su un ponte interrotto che emergeva dalla terra, lontano dal mare. Si è sempre chiesto il perché della sua esistenza e della sua strana posizione. Non congiungeva nessuna strada, non sormontava nessun ruscello, fiume o canale, neanche un rivolo d’acqua che dovesse essere scavalcato. Era semplicemente lì con i suoi bei cinque archi a tutto sesto.

Passati gli anni e diventato adulto, nella mente di Maurizio riaffiorava costante il ricordo di quel luogo, così intenso da portarlo a tornare sul posto per ammirare il paesaggio, la torre, il mare, il promontorio di San Felice Circeo ma, con grande dispiacere, dovette rendersi conto che del ponte non c’era più traccia.

“Ispeziono il sito in lungo e in largo – ci racconta Maurizio ricordando il momento in cui riuscì a ritrovare il ponte – quando affondo con gli scarponi in prossimità di una zona piena di cespugli e canneti, alzo lo sguardo e vedo affiorare delle pietre, era il ponte dei miei ricordi coperto completamente dalla vegetazione”. La soddisfazione per il ritrovamento del ponte Passo Genovese fu così grande da convincere Maurizio Iaiza a proporre al suo gruppo di organizzare una giornata ecologica, dedicata alla pulizia dello spazio intorno all’opera ingegneristica che, oggi, grazie a questo intervento, può essere ammirata da tutti.


La storia del ponte

Il ponte prende il nome dall’attività di commercio con la città di Genova nel XVIII secolo. All’epoca arrivava via mare il materiale ferroso proveniente dall’isola d’Elba destinato alle Ferriere di Conca (oggi Borgo Le Ferriere), venivano caricati i prodotti del territorio palustre Pontino e dintorni, come il latte e i derivati di bufala, il legname, il pesce di acqua dolce e di acqua salata proveniente dai laghi di Fogliano, Caprolace, Paola e dal mare. In quel periodo, prima della bonifica, la zona si trovava sotto lo Stato Pontificio. Il ponte di Passo Genovese veniva utilizzato per scavalcare, in particolare, il Rio Giordanello e consentire il carico delle navi genovesi.


Le criticità di oggi

Tuttavia, venendo alle criticità di oggi, sappiamo che, per ricostruire con certezza la storia di quest’opera ingegneristica, bisogna procedere con il vincolare il sito tramite l’intervento della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Questo è l’obiettivo che si sta prefiggendo il gruppo Protezione Civile Passo Genovese che, insieme al Movimento dei Focolari di Latina, in occasione del terzo evento di Laudato SI 2022, ha raccolto firme facendo votare 1673 persone e permettendo al Ponte Passo Genovese di classificarsi al 149° posto come “Luogo del Cuore FAI”.


Last modified: Aprile 4, 2023