Ghost Dance, l’ultimo singolo di Micky Guns

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Il blues spettrale del chitarrista

di Sofia Bucci

Il blues, nell’etimologia della parola stessa, esplicita il suo legame con le tenebre. Il termine deriva infatti dalle locuzioni “to feel blue” e “to have the blue devils” (alla lettera, “sentirsi malinconici” e “avere i diavoli tristi”), che si riferiscono a stati d’animo di cupa depressione e intenso malessere, con l’allusione a una metaforica “possessione” di corpo e anima da parte di esseri demoniaci.

Fin dagli albori, tra le note sono leggibili in chiarezza svariati elementi in odor di zolfo. Il blues non si canta in chiesa, appartiene alla gente nera, e anche all’interno degli stessi gruppi di discendenza africana diventa motivo di brucianti conflitti: dopo la fine dello schiavismo, il blues si afferma infatti come “musica della notte”, suonata e applaudita esclusivamente in bar malfamati e bordelli aperti a tenebre inoltrate. Al punto che, per la borghesia e la classe operaia rispettabile della popolazione nera, questo genere si cristallizza come qualcosa di cui vergognarsi. Il blues è l’espressione del peccato e delle trasgressioni notturne.

È attraverso proprio il blues e non altrimenti, che Micky Guns, chitarrista, ci dona “Ghost dance”, un brano strumentale disturbante. Secondo l’immagine di un mondo dopo la sua fine, il risveglio post-apocalittico porterebbe a ricreare il suono, il rumore; quindi, la musica stessa con ciò che ne rimane dopo la distruzione. È così che i suoni sono metallici, le percussioni sono veri fusti in ferro percossi, la chitarra è stridente grazie all’uso dello slide. Non una parola, solo l’avanzata interiore dei propri demoni, delle cose irrisolti, dei castelli frantumati, dei sogni svaniti. Un esercito spettrale in cavalcata.

Il videoclip che accompagna il brano è stato completamente girato dall’artista Benjie Basili Morris, scritto e diretto dal regista Gianni Carbotti, all’interno di Pericolo81, una delle case infestate più famose d’Italia, situata nelle campagne della provincia romana nella località di Vermicino. Il videoclip nasce seguendo l’ispirazione di autori di classiche storie del brivido e leggende, che hanno narrato di case di case infestate da spettri, dove eventi innominabili, luttuosi, si sono verificati lasciando dietro di sé tracce indelebili, difficili da cancellare. Gli abitatori invisibili di queste strutture sono stati umani una volta, hanno conosciuto gioie e difficoltà, ma l’orrore d’una morte prematura, spesso violenta e repentina, li ha privati del balsamo del perdono e sono perciò diventati ostili nei confronti dei viventi. Così, affidandosi al potere esorcistico della sua musica come i grandi bluesmen d’una volta, nel suo nuovo video “Ghost Dance” Micky Guns si addentra nel mistero di Pericolo 81, s’immerge nelle sue viscere devastate e crepuscolari, ne rivive la cupa leggenda assumendosi l’onere di riequilibrarne gli elementi mediante l’energia totalizzante di suoni, battute, tonalità che possono sembrare stridenti in alcuni momenti ma, come impone la tradizione afro-americana, costituiscono l’unico vero ponte tra questa dimensione e quella ultraterrena, l’unico rimedio capace di lenire le piaghe di un’anima inquieta, di redimerne l’eterna dannazione. [ndr Marco Lombardi]

“Ghost dance” è l’ultimo brano del primo EP di Micky Guns “Blasted Lands and Ghosts”, che assume appunto potere esorcistico come un’avanzata incalzante, quasi un rito, uno sgranare di rosario che ci porta dritti sull’orlo del fossato delle nostre paure, innanzi ai detriti lasciati da un mondo post-atomico e post-apocalittico. È il mondo interiore, sono le speranze svanite e disilluse, i sogni infranti. È tutto quello che è stato e ora non più. Sono i fantasmi che ci bussano alle spalle, etimologicamente dal greco φαίνω ovvero manifestarsi, apparire e brillare. Non è un caso che la radice della parola riemerge anche nel nome Fanes (da φῶς luce), divinità dei seguaci dell’orfismo, che onoravano in lei la fase ultima dell’evoluzione della vita, dunque un nuovo tempo di redenzione, di apocalisse. E allora è così, strofinare il buio per farne luce.

Per ascoltare su Spotify:


Il video:

Last modified: Novembre 1, 2022