PROTAGONISTI AI MONDIALI DI KARATE DI BUDAPEST, INTERVISTA A VALERIO DI COCCO E AL MAESTRO NICOSANTI

Written by | SPORT

A circa un mese dall’ultimo successo siamo andati a trovare il ViceCampione del Mondo ed il Maestro Nicosanti per chiedere loro un bilancio sugli obiettivi raggiunti e quelli nel mirino per il futuro

di Gabriele Rosatelli

Lo scorso 29 ottobre a Budapest si sono tenuti i Campionati Mondiali di Karate Seniores, in occasione dei quali l’atleta veliterno Valerio di Cocco si è laureato ViceCampione del Mondo di Parakarate. Un risultato strepitoso se si considera che una tale vetta sia stata raggiunta da Valerio a soli diciotto anni.


Atleta del Toukon Karate-Do ha approcciato al mondo del karate a nove anni sotto l’esperta guida del maestro Luca Nicosanti, insieme al quale Valerio ha intrapreso un percorso ricco di sfide e sacrifici, nel corso del quale giorno dopo giorno un bambino si è fatto uomo, mantenendo i propri sogni come unica stella polare

Nel tempo l’ormai diciannovenne ha saputo lavorare sulla sua mente ed il suo fisico, collezionando importanti risultati prima in Italia e poi nel mondo, raggiungendo grazie all’ennesimo trionfo di Budapest il secondo posto nella classifica mondiale. Prima della medaglia d’argento di Budapest, infatti, Valerio di Cocco ha conquistato cinque volte il podio più alto al Campionato Italiano e un bronzo ai Campionati Europei in Spagna nel 2023. A circa un mese dall’ultimo successo siamo andati a trovare il ViceCampione del Mondo ed il Maestro Nicosanti per chiedere loro un bilancio, sfruttando questo momento di quiete per guardare gli obiettivi raggiunti e volgere uno sguardo al futuro per delineare i tanti ancora da raggiungere insieme.

Ciao Valerio, innanzitutto complimenti per l’ultimo risultato ottenuto ai Campionati Mondiali di Parakarate, come ci si prepara per appuntamenti così importanti?

La preparazione a questi eventi così importanti inizia circa già da un anno prima della competizione, mentre 2/3 mesi prima si inizia ad intensificare il lavoro e soprattutto a lavorare sui dettagli che fanno la differenza in gara.

Com’è nato questo amore nei confronti della disciplina?

La mia passione per il Karate inizia 10 anni fa. Venivo dal mondo del nuoto ma avevo bisogno di cambiare perché ormai mi annoiava. Una mattina mentre andavo a scuola ho visto le pubblicità della società Toukon Karate-Do (a cui devo tutto) e da lì mi sono informato e sono andato a fare la prova: da quel momento si è aperto un mondo. Non conoscevo il mondo del Parakarate, e non immaginavo nemmeno che un ragazzo in carrozzina come me potesse fare uno sport così. Da lì sono iniziate le prime gare regionali, poi nazionali e nel 2014 la prima gara internazionale a Palma de Maiorca.

Se dovessi guardarti indietro, sapresti dirci il momento più bello e quello più complicato che ti sei trovato a vivere nel tuo percorso sportivo?

Il momento più bello della mia carriera sportiva è stato sicuramente la prima esperienza nazionale al Campionato Europeo di Gaziantep, nel 2022. Si è rivoluzionato il mio modo di fare karate, approcciandomi per la prima volta alla pratica del mio sport a livello professionale, con tecnici e staff medico. Il livello si era alzato molto, ed io, appena diciassettenne facevo fatica a gestire questo vortice di nuove emozioni ed esperienze. Il momento più difficile della mia carriera è stato, invece, quest’ anno, quando si sono verificati vari problemi con il nostro palazzetto dello sport. Non voglio riaprire polemiche o discussioni inutili, ma da atleta è stata dura vedermi “strappare via” il luogo dove mi allenavo da quando avevo 9 anni. Un luogo accogliente, senza barriere architettoniche ma soprattutto che ha visto le mie difficoltà ed i miei successi emergere. Confido però naturalmente nel futuro e nel buon senso di chi di dovere.

Quali sono i prossimi obiettivi da centrare?

I prossimi obiettivi sono i Campionati Europei in Croazia a maggio 2024 ed i Giochi del Mediterraneo ad Olbia nel 2024. Poi occhi puntati al mondiale 2025.

Se dovessi descriverti con 5 aggettivi quali sceglieresti e perché questi?

Se dovessi descrivermi con 5 aggettivi, mi definirei: schematico, in quanto per me l’ordine e la disciplina è essenziale nella riuscita delle cose, e ciò lo insegna il mio sport; ottimista, tendo sempre a vedere il bicchiere mezzo pieno in tutto, perché se ti soffermi sui lati negativi della vita non si va da nessuna parte; solare, cercando di sorridere al mondo; autoironico, mi piace infatti scherzare sulla mia condizione fisica, mi ha aiutato ad accettarla e a renderla normale al tempo d’oggi; selettivo, poche persone riescono ad entrarmi dentro, per farlo è difficile e raramente lo consento.

Grazie Valerio, è stato un piacere intrattenere questa chiacchierata con te.

Grazie per l’attenzione e per l’opportunità.

Ed ora è il momento del Maestro Nicosanti, docente federale Fijlkam e socio fondatore, nonché maestro del Toukon Karate-Do:

Anche a lei i complimenti per i recentissimi risultati ottenuti in Coppa del Mondo di Parakarate con gli atleti del Toukon Karate-Do, risultati che vanno ad aggiungersi ad altri trionfi guadagnati negli anni che fanno di voi una società di primo livello nel panorama nazionale ed internazionale. Come avete costruito tutto questo nel tempo?

La mia scelta di dedicare la pratica del karate ad ogni persona, anche a coloro che manifestano disabilità di vario genere risale ormai a circa 30 anni fa, quando si presentò l’occasione per una sperimentazione che richiedeva di declinare il karate ai bisogni specifici di un allievo sordo e poi nel tempo con altri allievi unici e particolarmente motivati. Fondamentale è stata la grande passione per questa arte marziale che pratico da quando ero solo un bambino di 7 anni. Nell’ambito dell’asd Toukon karate-do di cui sono socio fondatore e maestro è stata da sempre una peculiarità fondata sul rispetto per tutti che il karate pone come priorità nella pratica. La creazione di un settore che all’inizio prese il nome di handykarate, divenne sistematica con il nome di parakarate, a rappresentanza della sfida contro ogni limite che continuo a cogliere sempre come possibilità di andare oltre. Tutti i miei allievi sono speciali e coloro che richiedono una maggiore attenzione mi invitano ogni giorno alla formazione, alla sperimentazione e alla costruzione di percorsi di inclusione sportiva e sociale per promuovere l’autonomia. Tutto questo è nato nell’ambito di ogni singola lezione nel dojo, giorno per giorno, per poi declinarsi in vari progetti, come per esempio l’ideazione e la realizzazione proprio nella città di Velletri presso il PalaBandinelli, nel gennaio del 2011 del I campionato nazionale di karate riservato agli atleti con disabilità di vario livello e tipologia. Questo evento iniziale è diventato un tam tam che ha portato via via verso livelli sempre più alti di specializzazione a livello nazionale prima negli enti sportivi e poi nella Federazione Fijlkam promuovendo un movimento agonistico, da pochi mesi anche riconosciuto dal Comitato Paralimpico, che ho contribuito a costruire a livello nazionale e internazionale, europeo e mondiale. Ne sono una testimonianza i risultati dei miei allievi in occasione del Campionato Mondiale svoltosi in Ungheria nello scorso mese di ottobre.  La mia società ha vissuto con me e condiviso questo percorso in tutte le sue sfaccettature sin dall’inizio, incarnando in questo la mission che appariva ad altri come pura utopia.

Quanto una disciplina come il karate può aiutare ragazzi e ragazze con disabilità a vincere anche le dure sfide quotidiane?

La disciplina del karate, di antichissima origine giapponese, è strutturalmente nata e concepita per favorire la padronanza di sé, per promuovere la consapevolezza e l’autocoscienza e il tatami, il tappeto sul quale si pratica, diventa facilmente paragonabile alla vita, nell’ambito della quale combattiamo le più alte e importanti battaglie. Non amo dividere gli allievi in persone con disabilità e non.


Credo che ognuno di noi debba fare i conti sempre con limiti più o meno ostativi e che sia determinante la reazione personale unitamente alla volontà di voler superare ogni limite ed ogni ostacolo

In sostanza, il karate rappresenta una brillante occasione di realizzazione di se stessi, di costruzione di una mentalità agonistica, di accreditamento e riconoscimento sociale, come di costruzione di relazioni autentiche, depurate da ogni assistenzialismo. I miei allievi speciali sono speciali ed unici, mi regalano forti emozioni e sono particolarmente motivati perché hanno compreso che anche quando non arriva la medaglia il successo è assicurato perché è stato vinto qualcosa di più importante. Il karate educa tutti alla vita.

Verso quali orizzonti sono proiettati il Toukon ed i suoi atleti, quali sono i piani per il medio-lungo periodo?

Grandi progetti in cantiere, ancora più importanti se consideriamo il particolare momento che la società sta vivendo a motivo dello stravolgimento creato dal cambiamento di sede operativa che ha rischiato di compromettere i risultati raggiunti fino ad ora, perché un nuovo ambiente impone una nuova organizzazione e non è detto che venga accolto soprattutto dalle persone con disabilità che hanno necessità di una struttura logisticamente accessibile, di spazi adeguati e familiari. Anche in questa difficile occasione, gli allievi hanno continuato ad esprimere forza ed energia arrivando a vivere pienamente il dojo, collaborando in ogni lezione anche nel montaggio e nello smontaggio del tatami. Detto questo, il progetto a lungo termine prevede una costruzione e la promozione di una mentalità pienamente inclusiva, sia a partire dal territorio veliterno che in ambito nazionale promuovendo la pratica del karate inclusiva nelle innumerevoli società praticanti su tutto il territorio nazionale. In qualità di istruttore tecnico e docente nazionale federale Fijlkam ho già dato il via alla formazione federale nazionale sul valore dell’inclusione ed in molti comitati sono stato chiamato per intervenire a supporto. Nel Lazio, la mia regione, questo progetto è già una realtà, tanto che due dei miei allievi speciali con sindrome di Down, Mirko Cellucci e Daniele Alfonsi sono stati tra i primi ad aver hanno conseguito la cintura nera federale già diversi anni fa.  Daniele, atleta e capitano della Nazionale Azzurra ha acquisito il patentino da insegnante tecnico, il primo in assoluto nel nostro Paese superando il corso e l’esame federale tanto ambito quanto temuto. Spero che tutto questo, inneschi un meccanismo a catena, infondendo coraggio a chi vuole guardare grandi orizzonti. È un momento anche di profondi e grandi risultati oltre che di progetti: la medaglia di bronzo di Valerio Di Cocco e il 5o posto di Daniele Alfonsi che guido nel Toukon e in Nazionale con altri 4 atleti azzurri, sono un grande traguardo ed un invito a fare sempre meglio e di più per loro e per tanti altri. Proprio ieri sono stato informato dal presidente del Cip Luca Pancalli che mi verrà conferita la Palma d’oro al merito, grazie ai risultati ottenuti dai miei allievi alla Virtus Global Games, l’Olimpiade dedicata agli atleti con disabilità intellettiva. La Palma d’oro è il più ambizioso titolo per un tecnico e mi verrà consegnata il prossimo 22 dicembre nel corso della manifestazione ufficiale alla presenza delle massime autorità sportive e politiche che andrà in onda sulle reti Rai. Un altro progetto mi vede protagonista con il Toukon sul territorio veliterno relativo al bando che abbiamo vinto per l’utilizzo per ben 20 anni di attrezzature necessarie per l’allenamento degli atleti con disabilità. A breve inaugureremo il presidio che rappresenterà un altro fiore all’occhiello. E poi, ancora la guida della Nazionale di karate dei Sordi della Federazione Sport Sordi Italia che coordino da quasi 15 anni verso gli impegni mondiali e le prossime Deaflympics, le Olimpiadi dei sordi che si disputeranno in Giappone nel 2025.


Last modified: Dicembre 1, 2023