NASCOSTO TRA I BOSCHI DI NEMI

Written by | ITINERARI

Una tappa imperdibile per il visitatore alla ricerca di storia, fede e natura nel tessuto culturale dei Castelli Romani. L’Eremo di San Michele a Nemi rappresenta uno scrigno ricco di misteri e curiosità nel cuore del bosco sacro a Diana

di Gabriele Rosatelli

L’Eremo di San Michele a Nemi è un tesoro poco conosciuto, un luogo di culto incastonato in un contesto naturale di straordinaria bellezza. La cura dei volontari e il supporto istituzionale hanno restituito al territorio una gemma storica e spirituale. Per gli amanti del trekking, dell’arte, della fede e della natura è una tappa imperdibile. Lo speco – o romitorio – si apre in una grotta naturale scavata nella compatta roccia lavica, a strapiombo sul Lago di Nemi. Il panorama è mozzafiato: boschi rigogliosi, i tetti del borgo e la distesa azzurra del lago creano un’atmosfera davvero unica.


Un luogo di culto incastonato in un contesto naturale di straordinaria bellezza

Il luogo si caratterizza per la presenza di radici cristiane profonde, segnalate dalle antiche tombe cristiane e da una lapide acrostica del V secolo, le quali testimoniano un uso già in epoca tardoantica. Questa profonda attività religiosa è rafforzata dall’attività di monaci basiliani e cistercensi, per i quali, tra il IX e il XII secolo, lo speco divenne un rifugio, nel quale furono realizzati un altare con colonnine e un ciborio su materiali di spoglio romano.


Questa profonda attività religiosa è rafforzata dall’attività di monaci basiliani e cistercensi, per i quali, tra il IX e il XII secolo, lo speco divenne un rifugio

La grotta conserva arredi liturgici sobri ma di grande suggestione: panche scolpite nella roccia, presbiterio con balaustre curve, un ciborio a tempietto con quattro colonnine. Gli affreschi, datati tra il XV e XVI secolo, raffigurano la Crocifissione, la Madonna con i santi (Pietro, Bernardino da Siena, Sebastiano, Michele) e un donatore inginocchiato con la sua famiglia. Lo sfondo riproduce il lago e il borgo, testimoniando il profondo legame col territorio. Dal XVIII secolo lo speco cadde in disuso: divenne deposito agricolo, stalla e venne intonacato, compromettendo strutture e affreschi.


La grotta conserva arredi liturgici sobri ma di grande suggestione: panche scolpite nella roccia, presbiterio con balaustre curve, un ciborio a tempietto con quattro colonnine

Negli anni recenti, grazie a un bando della Regione Lazio, il Comune di Nemi ha ripristinato il sentiero che collega il borgo alla grotta, installando staccionate e corde e valorizzando l’intero itinerario naturalistico. Nel 2021 e nel 2024 sono tornate le messe nello speco dopo circa 250 anni, con celebrazioni solenni officiate dal parroco e dal vescovo: un segno di rinascita spirituale per la comunità.


Last modified: Giugno 19, 2025