Il Maschio d’Ariano è un luogo dove storia antica e natura si fondono. Testimonianza di presenza romana, architettura medievale e alla fine abbandono, offre un’esperienza escursionistica affascinante nella cornice verde dei Colli Albani
di Gabriele Rosatelli
Il Maschio d’Ariano, o Maschio di Lariano, è la seconda cima più alta del monte Artemisio dopo quella del Monte Peschio che rientra nel territorio di Velletri, entrambe fanno parte del territorio del Parco dei Castelli Romani. Il Maschio è situato tra Lariano e Rocca di Papa, a 891 metri sul livello del mare. Anticamente noto come Mons Algidus, fu un avamposto romano e un sito sacro con possibili templi dedicati a Diana o a Giano.
Il Maschio è situato tra Lariano e Rocca di Papa, a 891 metri sul livello del mare. Anticamente noto come Mons Algidus, fu un avamposto romano e sito sacro
Durante la Repubblica romana, la gens Arria edificò un fortilizio (castellum Arianum) per controllare vie strategiche come la Via Latina e proteggere il confine condiviso con le popolazioni Volsche ed Eque. L’ipotesi dell’altare di Giano (ara Jani) nasce da diverse testimonianze risalenti all’epoca romano, le quali, tuttavia, non sono state corroborate da riscontri archeologici certi.
Nel periodo medievale il possedimento subì diverse modifiche che lo portarono ad essere ricostruito nel X secolo da Demetrio, figlio di Melosio, come rifugio dagli attacchi arabi a seguito di una fase di decadenza successiva alla caduta dell’Impero Romano. Dall’XI al XIII secolo, poi, fu oggetto di un’aspra contesa tra nobili famiglie romane (Tuscolo, Annibaldi, Savelli, Colonna), e nel 1235 Papa Gregorio IX lo inserì tra le castellanie papali. Sarà nel Conclave del 1269 che il castello venne definito “praetiosa” per la sua importanza strategica alle porte di Roma.
Dall’XI al XIII secolo, poi, fu oggetto di un’aspra contesa tra nobili famiglie romane (Tuscolo, Annibaldi, Savelli, Colonna), e nel 1235 Papa Gregorio IX lo inserì tra le castellanie papali
Negli anni 1268–1412, la rocca passò tra Annibaldi, Colonna e Orsini, con conflitti supportati da papato e milizie veliterne. Sarà poi nel 1436 che il castello venne distrutto da un attacco congiunto, animato dagli oltre 4 000 fanti papali e 800 veliterni guidati da Paolo Annibaldi della Molara. Il Papa aveva infatti compreso che per quella rocca sui pendii dei Colli Albani troppo sangue era stato versato, relegando l’area ad una condizione di perenne instabilità. Una volta espugnata e distrutta la fortezza, donò le rovine alla città di Velletri, determinando la conseguente diaspora dei castellani verso Velletri.
Sarà poi nel 1436 che il castello venne distrutto da un attacco congiunto, animato dagli oltre 4 000 fanti papali e 800 veliterni guidati da Paolo Annibaldi della Molara
Oggi i ruderi del castello e dei villaggi rupestri, seguiti da necropoli medievali, emergono tra boschi di castagni e faggi lungo il suggestivo sentiero immerso nella natura del Parco dei Castelli Romani, a completa disposizione di chi con la propria curiosità vorrà far volare la propria fantasia attraversando secoli di storia.
Last modified: Giugno 19, 2025