Tra storia, mito e teatro, Cencio Vendetta resta un simbolo potente: un ribelle che, col furto della sacra icona della Madonna delle Grazie e la richiesta alla Chiesa, mise in luce questioni sociali, religiose e politiche nel cuore dei Castelli Romani. Un personaggio che ancora oggi suscita curiosità, riflessione e ispirazione artistica
di Gabriele Rosatelli
Vincenzo Giovanni Battista Vendetta, detto Cencio Vendetta, nacque il 30 dicembre 1825 a Velletri e approdò molto presto alla vita criminale. Fin da adolescente dimostrò audacia e abilità nell’uso delle armi: a dieci anni sarebbe addirittura stato coinvolto in un accoltellamento per una banale lite nei pressi della fontana di piazza Cairoli. In pochi anni accumulò una lunga lista di furti e rapine tra Velletri, Genzano e Cisterna, culminata in una condanna all’ergastolo e perfino alla pena capitale.
Fin da adolescente dimostrò audacia e abilità nell’uso delle armi a dieci anni sarebbe addirittura stato coinvolto in un accoltellamento per una banale lite nei pressi della fontana di piazza Cairoli
Il momento di svolta nella leggenda di Cencio avvenne la notte del 1° aprile 1858 (Giovedì Santo), quando trafugò la sacra immagine della Madonna delle Grazie dalla Cattedrale di Velletri. Il suo obiettivo era chiaro: ottenere la grazia per sé e per il fratello Antonio – in carcere – e una “pensione” mensile di cento scudi, che gli avrebbe consentito di vivere in pace per il resto della vita.
La svolta nella leggenda di Cencio avvenne la notte del 1° aprile 1858 (Giovedì Santo), quando trafugò la sacra immagine della Madonna delle Grazie dalla Cattedrale di Velletri
Le autorità papali, rappresentate dal delegato apostolico mons. Luigi Giordani, furono costrette ad avviare trattative con il brigante, affinché potesse essere recuperata l’immagine sacra alla quale i veliterni sono, storicamente, profondamente devoti. L’agitazione che l’assenza di questa provocò scatenò addirittura una rivolta cittadina. La popolazione, infatti, si convinse che il quadro fosse nascosto dai Gesuiti; quindi, assaltò il collegio adiacente alla cattedrale, minacciando violenza. Dopo giorni di tensione, la figura sacra fu restituita il 6 aprile 1858, tra le mani di Giordani, suscitando clamore nazionale. Cencio venne arrestato sotto il portico dei Conservatori (oggi piazza Cesare Ottaviano Augusto). La sua famiglia, formata dal padre Giuseppe e dalle amanti Teresa e Natalina, venne incarcerata per aver fornito aiuto diretto al malvivente. In tribunale, pur negando di aver compiuto direttamente il furto, fu condannato alla decapitazione, eseguita a Velletri il 29 ottobre 1859 dal celeberrimo boia “Mastro Titta”.
Dopo giorni di tensione, la figura sacra fu restituita il 6 aprile 1858, tra le mani di Giordani, suscitando clamore nazionale
Cencio Vendetta divenne una figura leggendaria grazie al grado di spavalderia dimostrato nel corso dei sui crimini. La sua richiesta alla Chiesa di grazia e pensione, inoltre, fa quasi pensare ad un personaggio mosso da moti di ribellioni nei confronti dello status quo regnante all’epoca. Questi caratteri peculiari hanno trasformato la sua figura in un personaggio particolarmente importante del racconto popolare, trasmesso oralmente e attraverso testi folkloristici nei paesi dei Castelli. Cencio Vendetta rimane così una figura affascinante, protagonista di un episodio di fede, violenza, follia e potere. Ancora oggi capace di rivivere tra le vie di Velletri e nei drammi popolari che raccontano le tensioni di un’Italia preunitaria.
Last modified: Giugno 13, 2025