ALLENARSI A DIVENTARE UOMINI, INTERVISTA A MR. MIRKO LEONI

Written by | SPORT

Tanti anni da allenatore nei settori giovanili, cosa vuol dire il calcio per l’allenatore veliterno

di Gabriele Rosatelli

In compagnia di Mirko Leoni, allenatore delle giovanili dell’Atletico Lariano 1963, ripercorriamo le tappe del suo cammino nel calcio giovanile, nei confronti del quale dimostra un affetto viscerale. Dopo anni da protagonista per la provincia di Roma, e non solo, è arrivato il momento di guardare indietro per vedere i tanti momenti di vita vissuta sul rettangolo verde, tra bei ricordi e preziosi insegnamenti.


Un filo rosso lega le parole che ci ha rilasciato: l’emozione che genera in lui la consapevolezza dell’importanza del ruolo che ricopre ed ha ricoperto per centinaia di ragazzi, un maestro ed un esempio che li ha accompagnati negli anni della formazione, calcistica sì ma soprattutto umana

Mirko, raccontaci il tuo percorso nel mondo del calcio fino ad oggi.

Il mio percorso nel mondo del calcio inizia all’età di quattordici anni, dopo aver praticato atletica leggera anche con buoni risultati. All’epoca decisi di cambiare strada vista la grande passione per questo sport che ho avuto fin da ragazzino. Dopo alcuni campionati regionali, a diciassette anni ho esordito in Eccellenza con la Vjs Velletri. Purtroppo, con la rottura del legamento crociato ho dovuto abbandonare il calcio giocato, nonostante il praticare questo sport fosse la mia unica passione. Nel 2009, tuttavia, la mia strada si è di nuovo ricongiunta con questo magnifico sport, dopo aver iniziato un periodo di affiancamento con altri allenatori, infatti, sono arrivato con grande orgoglio a guidare in prima persona delle squadre appartenenti al settore giovanile, iniziando un cammino che da quattordici anni a questa parte mi ha regalato tante soddisfazioni.

Qual è la motivazione che ti ha portato a scegliere di allenare i settori giovanili e non una prima squadra?

La mia prima esperienza da allenatore è stata alla guida di una prima squadra, una terza categoria fatta di tanti amici che mi chiesero di dargli una mano. Dopo questa prima stagione, ho capito che la mia indole e le mie aspirazioni mi portavano verso il settore giovanile, verso un rapporto diretto ed una crescita personale dei ragazzi che alleno. Questa è una realtà pura, non determinata da altri interessi ed egoismi, in cui i problemi extracalcio rimangono fuori dallo spogliatoio. Qui i protagonisti sono i ragazzi ed il gioco del calcio. Ci sono, certamente, altre problematiche: quelle di giovani uomini tra i 12 ed i 19 anni che si trovano a vivere delle nuove esperienze.


“Queste rientrano nella bellezza della sfida che ho deciso di accogliere: fare di tutto affinché il calcio possa essere un trampolino che, tramite il gruppo e gli insegnamenti dei più grandi, conduca un ragazzo a diventare uomo”

Dopo tanti anni sui campi, quali sono state le tue più grandi soddisfazioni?

In quindici anni questo sport mi ha regalato diverse soddisfazioni, ne posso citare un paio. La prima è sicuramente la vittoria del campionato giovanile con la Fortitudo Velletri, grazie alla quale abbiamo riportato un campionato élite a Velletri dopo trent’anni. Questa, senza dubbio, è quella che più mi riempie di orgoglio. La seconda esperienza che ricordo con un affetto sconfinato è, invece, quella riguardante un campionato giovanissimi regionali affrontato sotto età con la Vjs Velletri circa sette o otto anni fa, nel quale, pur facendo zero punti, partimmo con ventiquattro componenti del gruppo e terminammo il percorso con venticinque ragazzi. Con ognuno di loro, nonostante il tanto tempo ormai passato, ancora mi lega un profondo rapporto di stima ed affetto, a dimostrazione di quanto non siano i risultati a fare una squadra ma i legami profondi tra le persone.

Che effetto fa rivedere un ragazzo che hai allenato dopo tanti anni?

Ho allenato ragazzi che nel tempo sono diventati genitori, sono sbarcati ormai nel mercato del lavoro ed alcuni stanno avendo le loro soddisfazioni nel settore calcistico.


“Pensare di aver dato un piccolo contributo nella loro crescita, sia sotto l’aspetto sportivo ma soprattutto sotto l’aspetto umano, mi riempie di gioia. Rivedere i miei ragazzi dopo tanto tempo è sempre un piacere”

Dove ti vedi tra dieci anni?

Tra dieci anni mi immagino sempre tra i campi di calcio, a coltivare quotidianamente, proprio come adesso, la mia passione per il calcio, per i ragazzi e per il mondo dei settori giovanili. Mi auguro di poter vivere queste emozioni ancora per molto, per i ruoli dietro ad una scrivania c’è tempo.


Last modified: Aprile 7, 2023