I festeggiamenti per la Capitale Europea della Cultura 2025 Gorizia-Nova Gorica fanno eco anche tra le comunità venetopontine
di Alessandro Casale
GO di Gorizia, GO di Nova Gorica, “GO Borderless” di “Via! Senza confini”. GO! è lo slogan che identifica la Capitale Europea della Cultura 2025 ovvero Gorizia, o sarebbe meglio dire le Gorizie, visto che questa edizione celebra l’inedito connubio di due cittadine distinte come fossero una sola: Gorizia per parte italiana e Nova Gorica per parte slovena. La storia ci racconta di un territorio, dove italiani e sloveni convivevano, annesso al Regno d’Italia nel 1921 dopo la Prima guerra mondiale, della nascita di Nova Gorica nel 1948 con la definizione dei confini tra Italia e la ex Jugoslavia dopo la Seconda guerra mondiale, fino all’ingresso della Slovenia in UE nel 2004 e la dissoluzione di un confine che aveva rappresentato uno dei baluardi della guerra fredda.
Un anno di festeggiamenti che, a partire dall’8 febbraio in piazza della Transalpina, abbraccia tutto il Friuli e la Slovenia, il cui riflesso arriva fin da noi nella pianura Pontina
Un anno di festeggiamenti che, a partire dall’8 febbraio in piazza della Transalpina (condivisa dalle due città) abbraccia tutto il Friuli e la Slovenia, il cui riflesso arriva fin da noi nella pianura Pontina, dove risiedono le discendenze di quei 3000 friulani che, tra il 1932 e il 1939, giunsero qui per i lavori della bonifica. Ai confini tra Italia e Slovenia, dopo aver sofferto lo scontro tra identità diverse, oggi si celebra l’incontro delle diversità, così nella pianura Pontina l’incontro di identità diverse ha creato la meraviglia di una multicultura fondata sul rispetto tra le genti provenienti dal Friuli Venezia Giulia, dal Veneto e dall’Emilia Romagna che popola Latina e dintorni e si riconosce nelle cosiddette comunità venetopontine. L’apporto dei friulani a questa proficua convivenza è tangibile anche nella toponomastica dei borghi pontini.
L’apporto dei friulani alla proficua convivenza delle comunità venetopontine è tangibile anche nella toponomastica dei borghi di Latina e dintorni
Gran parte delle frazioni porta il nome di un luogo che richiama alla memoria quelle terre di confine e gli eventi drammatici delle battaglie lì combattute durante la Prima guerra mondiale. Borgo Hermada è intitolato alla collina del Carso che segna il confine tra la provincia di Trieste e la Slovenia nel comune di Duino Aurisina. Borgo Sabotino prende il nome dal monte che si trova nella parte nord di Gorizia anch’esso al confine tra Italia e Slovenia, dove venne combattuta una significativa battaglia. Podgora in sloveno è il Piedimonte del Calvario dove si consumò un sanguinoso scontro. E così scorrendo i nomi di Bainsizza, Piave, Grappa, Isonzo, Carso, Faiti, San Michele, Montenero, Vodice, Pasubio, San Donato, sembra di sfogliare un libro di storia e aggirarsi tra i luoghi di quelle terre che oggi celebrano la Capitale Europea della Cultura a cavallo di un confine che non c’è più.
Chi sono oggi le seconde, terze e quarte generazioni dei bonificatori?
Per noi sarà l’occasione di seguire gli eventi che si svolgeranno a Gorizia, nel Friuli e in Slovenia e di conoscere meglio quei luoghi, condividendo tutto ciò con i friulani del pontino, scoprendo chi sono oggi le seconde, terze e quarte generazioni di coloro che resero possibile il miracolo della bonifica e oggi sono parte integrante del tessuto sociale di Latina e dei suoi borghi.
Last modified: Febbraio 7, 2025